C’era una volta un periodo nel quale ti alzavi la mattina, aprivi il sito di Ryanair e sceglievi in quale giorno della settimana saresti partito per Londra ad 1 centesimo.
Se oggi lo racconti alle nuove generazioni non ti credono e, a ripensarci, mi chiedo ancora come fosse possibile.
I voli low cost hanno decisamente avuto un fortissimo impatto sulle dinamiche di viaggio e, prima ancora, sui comportamenti di spesa, ma gli scenari cambiano e il trasporto aereo, così come tutta l’industria turistica, ha dovuto adattarsi agli eventi.
Quali scenari attendono i voli aerei? Vediamo quello che sta succedendo.
Perché i prezzi volano?
Ciò che è avvenuto negli ultimi due anni, per non dimenticare la guerra in Ucraina, ha determinato una concatenazione di eventi che rischiano di mettere la parola fine al vero low cost come lo conoscevamo prima.
Probabilmente si troveranno altre formule, ma è fuor di dubbio che i lockdown, prima, e il caro carburante, poi, abbiano influito sulla domanda e sui costi.
Le compagnie aeree, come ogni operatore del turismo, hanno dovuto stringere i denti, cercando di reggere il colpo in attesa di tempi migliori, una speranza riposta non solo per il proprio bene, ma anche per quello delle destinazioni turistiche.
Il paradosso attuale
Ecco la notizia: il mercato è in ripresa ma i prezzi dei voli non scendono, anzi aumentano!
In un articolo precedente, abbiamo visto com’è cambiato il viaggiatore “tipo” in uno scalo importante come quello di Fiumicino e l’impatto che gli eventi hanno determinato sul turismo, ma se la speranza era quella di attendere la ripresa della domanda per tornare alle care vecchi offerte “un-po’-meno” low cost, allora non abbiamo considerato i tempi tecnici di riavvio della normale operatività.
Per essere più chiari, la ripresa del mercato turistico, con la rimozione di molte restrizioni, la voglia di tornare a viaggiare, il cambio di esigenze e i nuovi segmenti emergenti, è avvenuta troppo velocemente, tanto da lasciare impreparate le aziende soprattutto sul fronte del personale.
Queste sono dinamiche comuni ad ogni realtà operante nel settore, ma se accade in un aeroporto o ad un vettore aereo, si paralizza il flusso di turisti.
Cos’è accaduto?
Ad una fortissima contrazione inaspettata del mercato, le aziende hanno risposto con riduzioni di personale e cassa integrazione (tra le tante altre strategie adottate), ma, con una ripartenza altrettanto veloce, gli scali e i vettori non sono stati in grado di recuperare la forza lavoro necessaria a sostenere i flussi che, di lì a poco, si sarebbero verificati.
Verissimo che i prezzi sono condizionati dall’aumento spropositato dei costi di materie prime ed energia, ma una tariffa aerea più elevata tende a scoraggiare la domanda, una misura necessaria per evitare il sovraccarico delle infrastrutture pubbliche e private.
Ma quindi è un bene o un male?
Ad una domanda del genere la risposta dovrebbe essere “it’s evolution baby”, per citare una splendida canzone dei Pearl Jam, nel senso che è il mercato ad imporre tali dinamiche tariffarie, alle quali i consumatori e gli operatori di una destinazione possono solo adeguarsi.
Se poi desideri una risposta più netta, allora è un male se non hai reso la tua azienda flessibile e pronta a reagire ad ogni possibile scenario (almeno i più probabili), ma è anche un bene, se comprendi in anticipo il tipo di viaggiatori che accetteranno queste nuove politiche di prezzo.
Il turismo è in ripresa, questo è un dato di fatto, ma se la tua struttura non adegua la propria offerta e le proprie strategie di vendita all’evoluzione del mercato che stiamo vivendo, allora si sta già tirando fuori dalla competizione.