A ottobre il Parlamento italiano ha votato favorevolmente il ddl concorrenza, approvando di fatto l’abolizione della parity rate in Italia. Com’era prevedibile, le OTA e l’ETTSA hanno criticato duramente la decisione.
L’approvazione dell’articolo 50 contenuto nel ddl concorrenza è stato accolto con entusiasmo dal settore alberghiero. Per i non addetti ai lavori, la parity rate è una pratica adottata dalle OTA che vieta agli hotel e alle strutture ricettive di pubblicare tariffe inferiori a quelle presenti sui portali sul proprio sito ufficiale.
Dopo forti critiche di Expedia, che ha definito descriminatoria verso i clienti un’eventuale abolizione di queste clausole, come riportato da weBitmag è arrivato anche un duro attacco da parte dell’ETTSA, l’European Technology and Travel Services Association, associazione che rappresenta alcuni dei più importanti portali di viaggi online.
Un estratto del ddl
In un comunicato ufficiale l’ETTSA ha attaccato senza riserve l’articolo all’interno del ddl concorrenza.
Il cosiddetto Articolo 50, è stato introdotto dalla Camera dei Deputati senza consultare gli operatori del settore e senza alcuno studio che valuti l’impatto della normativa, ed è molto probabile che sia incompatibile con i Trattati UE e le regole sulla concorrenza dell’Unione europea. – Cristoph Klenner, Segretario Generale ETTSA
Le dichiarazioni di Klenner in effetti non rispecchiano del tutto la realtà. A settembre infatti Andrea D’Amico si è presentato alla Camera per discutere dell’argomento in questione e riportare il pensiero di Booking.com. Tuttavia gli attacchi non terminano qui. Klenner prosegue infatti nel sottolineare le apparenti criticità del ddl:
Se la disposizione di cui al disegno di legge della concorrenza venisse approvata nella sua formulazione attuale, il free riding sugli investimenti corrisposti dalle OTA sarebbe legittimato. Così si andrebbe a minare la sostenibilità del modello di business delle OTA.
In aggiunta a quanto riportato, Jean-Philippe Monod, Prsidente dell’ETTSA, ha evidenziato quali sarebbero le conseguenze per gli hotel e le strutture indipendenti qualora dovesse essere approvata definitivamente l’abolizione della parity rate, sottolineando come saranno proprio le strutture più piccole ad esserne danneggiate.
In sostanza, l’ETTSA ha chiesto l’eliminazione dal ddl dell’articolo relativo all’abolizione della parity rate, nonostante sia difficile che una richiesta di questo tipo venga accolta. Già in Francia e Germania infatti le clausole di parity rate sono state vietate per legge, restituendo agli albergatori la propria indipendenza imprenditoriale dalle OTA.