Tutto nelle mani dei Millennial. Il settore turistico guarda alla generazione Z e Y con ottimismo, consapevole che saranno determinanti nella ripresa post covid-19.
C’è però un problema: anche i più giovani, come il resto della popolazione, hanno ancora paura delle conseguenze del coronavirus, anche alla luce delle ultime notizie non confortanti in arrivo da più Paesi (dove il virus sembra essere tornato a fare paura una seconda volta).
L’estate 2020 doveva essere quella del rilancio del turismo, ma sono ancora molti gli hotel che non hanno riaperto la loro struttura ricettiva, come tra l’altro aveva previsto in tempi non sospetti il numero uno di Federalberghi Bernabò Bocca. Una situazione resa più difficile dalla paura di una possibile seconda ondata del coronavirus, con la parola lockdown che non è più un tabù in alcune aree europee.
In un scenario simile, assume maggiore rilevanza l’indagine condotta da Global Data, che assegna alla Gen Z e alla Gen Y un ruolo fondamentale.
Le nuove generazioni saranno le prime a tornare a viaggiare all’estero
Prima dell’arrivo della pandemia di coronavirus, l’industria turistica era tra le più floride al mondo, determinando da sola la ricchezza di diversi Paesi. In pochi mesi però è tutto cambiato: chi prima riceveva dal turismo un aiuto essenziale, oggi deve fare i conti con una crisi senza precedenti, di cui nessuno ancora conosce le conseguenze nel medio-lungo termine.
Come spiegato in apertura, la speranza è riposta nelle nuove generazioni, che stando a un recente sondaggio condotto dall’istituto Global Data saranno le prime a fare di nuovo le valigie per viaggiare all’estero. A livello internazionale, infatti, si conferma il trend già registrato in Italia: sono i più giovani, in questo momento storico, a mostrare una maggiore intraprendenza contro il coronavirus. Questo però non significa che non ci sia il timore di una seconda ondata, di cui ormai si parla ripetutamente online e in televisione per nazioni come Cina, Germania e Australia.
La preoccupazione della Gen Z e Y riguardo al coronavirus
Se è vero, infatti, che le persone appartenenti alle nuove generazioni (Gen Z e Gen Y) saranno le prime ad acquistare un volo aereo per viaggiare all’estero, insieme alla fascia più ricca della popolazione mondiale, è altrettanto vero che il coronavirus continua a essere una fonte di preoccupazione reale per molte di loro.
A questo proposito, è utile sottolineare i dati raccolti dalla ricerca di Global Data, secondo cui il 35 e 48% – rispettivamente Gen Z e Gen Y – è ancora molto preoccupato circa le conseguenze della pandemia. Queste percentuali, nonostante siano di gran lunga inferiori rispetto a quelle registrate tra le altre fasce della popolazione, sono comunque indicative di un disagio da parte di oltre un terzo di viaggiatori giovani (se si prende come riferimento la Gen Z) in relazione a una possibile vacanza all’estero. Tutto questo, come è normale che sia, non rappresenta affatto una notizia positiva per il settore del turismo, che ha invece un disperato bisogno dei Millennial per ripartire.
L’importanza degli influencer
Mai come oggi il ruolo degli influencer ha un peso decisivo nel settore turistico. Facile anche intuire il motivo, dal momento che la quasi totalità di loro fa parte appunto della generazione dei Millennial, la stessa sulla quale sono riposte molte delle speranze degli albergatori per l’estate 2020 e, più in generale, per la ripresa delle loro strutture ricettive.
Se nel recente passato i social sono stati un mezzo formidabile nel far conoscere luoghi, culture, storie e strutture alberghiere, oggi lo saranno ancora di più per veicolare messaggi importanti sul ritorno a viaggiare. Ed è proprio in relazione a ciò che la figura degli influencer è sotto la lente d’ingrandimento di migliaia di responsabili di hotel e altre tipologie di strutture ricettive: la loro influenza sulle generazioni più giovani è ancora intatta, quindi più alta sarà la loro voglia di tornare a viaggiare e maggiore sarà anche la risposta in termini positivi da parte dei follower nell’organizzazione della prima vacanza post covid-19.
Alleanza tra influencer e albergatori
Non nascondiamo che già prima della pandemia di coronavirus si registrava un più alto interesse degli albergatori nei confronti delle piattaforme social e, nello specifico, degli influencer.
A distanza di pochi mesi però, se tale legame poteva apparire come un qualcosa in più ora diventa una necessità. Ad affermarlo è Johanna Bonhill-Smith, analista di viaggi e turismo presso Global Data, secondo cui è auspicabile un’alleanza tra settore alberghiero e influencer al fine di garantirsi una posizione sui social media più forte rispetto alla concorrenza nel post covid-19.
Se in passato avevate dunque stretto dei rapporti commerciali con una o più di queste figure, il consiglio è di riconsiderare una nuova partnership, considerando come la connessione tra turismo e social network (in particolare Instagram) sia destinata a diventare sempre più un fattore nel corso dei prossimi anni. In tal senso, la pandemia non ha fatto altro che accelerare tale processo, di cui si è presa maggiore consapevolezza nel corso del tempo.
Social media più forti di uno spot pubblicitario o un servizio televisivo
Agli occhi dei Millennial, la descrizione di una vacanza presente nel feed di un influencer ha un peso maggiore rispetto a un qualunque spot pubblicitario trasmesso in televisione o a un servizio lanciato in televisione durante il telegiornale o all’interno di un programma TV dedicato esclusivamente ai viaggi. Per questo motivo il ruolo degli influencer assumerà nel corso delle prossime settimane (mesi) una posizione sempre più rilevante nel settore dei viaggi, un trend che era comunque già visibile a gennaio, prima cioè che la pandemia di covid-19 esplodesse in tutto il mondo.
A livello internazionale, YouTube e Twitter sono state le due piattaforme più usate per promuovere nuove campagne di viaggio durante il coronavirus, ma il consiglio è di tenere in considerazione – oltre a Instagram naturalmente – anche nuovi social network come TikTok, con quest’ultimo che conserva un potenziale di marketing ancora inesplorato dalla maggior parte delle strutture ricettive presenti in Italia.