Il gruppo di Priceline ha recentemente trovato un accordo con l’Antitrust italiano, ma sembra che come qui, anche negli altri Paesi europei gli albergatori abbiano protestato contro i termini proposti dal portale di viaggi online.
Per chi non fosse al corrente dei dettagli della vicenda, Booking.com si è infatti impegnato ad abbandonare l’obbligo di parità tariffaria rispetto agli altri portali di viaggi in seguito alle pressioni arrivate dalle autorità sulla concorrenza in Italia, Francia e Svezia.
Fondamentalmente, quindi, Booking.com non potrà obbligare gli albergatori a rispettare una parità tariffaria tra Booking.com e le altre OTA, ma avrà comunque la facoltà di impedire agli hotel di inserire tariffe più basse e vantaggiose sul proprio sito ufficiale, ovvero il canale più profittevole per le strutture ricettive interessante a disintermediare.
Come riportato da Tnooz, è proprio l’obbligo della parità tariffaria tra OTA e sito ufficiale dell’hotel a scatenare l’indignazione degli albergatori. Nel Regno Unito, dove iniziò la disputa contro Booking.com ed Expedia 5 anni fa, sia la British Hospitality Association che la Bed and Breakfast Association hanno espresso rabbia e disappunto in merito ai termini proposti da Booking.com. Ecco di seguito le dichiarazioni della BHA:
Pur riconoscendo l’impegno delle agenzie sulla concorrenza verso questo settore, i nuovi accordi non sono sufficienti e non offriranno alcun vantaggio concreto né a consumatori, né alle aziende.
Vogliamo tutti la stessa cosa: un mercato competitivo ed innovativo per l’ospitalità e il turismo. Questi accordi rappresentano un fallimento nel raggiungere questo obiettivo.
La British Hospitality Association ha infatti voluto sottolineare come le OTA abbiano la possibilità di “imporre commissioni elevate, spesso intorno al 35%”, penalizzando fortemente le strutture ricettive in cerca di visibilità. L’impossibilità di offrire tariffe più vantaggiose sul canale diretto avrà un impatto negativo sia sugli hotel che sui consumatori, come evidenziato da Grech:
Come risultato degli accordi, l’hotel avrà poche possibilità per attirare i consumatori e spingerli a prenotare direttamente per risparmiare sulla commissione del 35% e ridurre i prezzi delle stanze per tutti gli altri. Questo comporterà tariffe più alte e meno flessibilità per negoziare tariffe più vantaggiosi con i clienti.
Le dichiarazioni della BHA riflettono quelle di Alessandro Nucara:
Netta insoddisfazione per una decisione che lascia in mezzo al guado gli interessi dei consumatori e delle piccole e medie imprese, a tutto vantaggio dei grandi portali. La seconda parte della soluzione lascia a dir poco perplessi, in quanto si muove in direzione opposta alla storia ed al mercato, imponendo inutili complicazioni, promuovendo l’utilizzo di canali di comunicazione obsoleti e finendo col penalizzare i consumatori e le piccole e medie imprese, a tutto vantaggio delle grandi multinazionali dell’intermediazione. Inoltre, non si capisce in base a quale criterio venga autorizzato in Italia un comportamento che solo pochi giorni fa è stato duramente censurato dall’Autorità tedesca.
C’è quindi grande insoddisfazione da parte del settore turistico e alberghiero verso i nuovi accordi sulla parità tariffaria. C’è la sensazione che si sia persa un’occasione per raggiungere un risultato importante.