Il valore della formazione… moderna!

A seguito di diverse esperienze e di un’attività che mi appassiona e coinvolge sempre di più, quella formativa, desidero parlare di ciò che a mio parere rappresenta la vera area di sviluppo per il nostro Paese: guarda un po’, la formazione.

Si dice sempre che il turismo è il petrolio d’Italia, più volte ho dimostrato che non è così, anche perché il vero petrolio d’Italia è bene altro. Quale? I Giovani. Banale vero? E qui non si tratta di cervelli in fuga, ma parliamo del capitale che non viene sfruttato, che rimane nel nostro paese e a cui soprattutto non vengono neanche forniti gli strumenti cognitivi per autosfruttarsi.

Perché la verità è che le generazioni attuali spesso sono molto meglio di quanto si pensi, gente propositiva, creativa e proattiva, a cui si deve dare solo il là per poter partire. Generazioni sicuramente migliori delle precedenti, in particolare di quella sessantottina che ha distrutto e continua a provare a distruggere l’Italia.

In ogni caso, il metodo che io utilizzo per le mie docenze, si basa sui seguenti punti cardine:

  • Destrutturazione dei ruoli classici gerarchici, leadership del docente basata sul carisma e non sull’imposizione classica italiana di tipo professoral/baronale. Il rispetto deve essere guadagnato anche dal docente, e solo in base alle sue competenze, capacità ed alla sua abilità nel trasmettere e far comprendere le informazioni offerte;
  • Abolizione di titoli di qualunque tipo, se non professionali o manageriali, utilizzo del nome proprio e non del cognome. Utilizzo del tu al posto del lei;
  • Ampio ricorso all’empatia con i discenti, a due linee sia nella comprensione delle loro situazioni, sia tramite l’esempio di situazioni del docente, anche personali, in cui si possono riconoscere;
  • Utilizzo esclusivo del linguaggio colloquiale quotidiano, volutamente molto diretto, accompagnato però da abbondante ricorso a tecnicismi specializzanti;
  • Oratoria frequentemente interrotta da cambi di passo, con battute ironiche, alternanza vocale e di ragionamento, con coinvolgimento dei presenti;
  • Preferenza per argomenti del tutto pratici e infarciti di esempi quotidiani, sia di terzi, sia dei ragazzi stessi, che propri, con presentazione di casi reali e di vita quotidiana. Anche con verità molto nude, per preparare alle situazioni che si dovranno affrontare;
  • Destrutturazione delle illusioni personali, descrizione realtà, identificazione e valorizzazione delle caratteristiche proprie.

Venendo agli elementi principali:

  • Distruzione degli schemi mentali classici in favore del pensiero laterale;
  • Abolizione dello studio mnemonico. Ai discenti non viene fornito alcun materiale di studio, se non alla fine del corso. Si cerca di sviluppare la curiosità individuale. Non me ne frega nulla che imparino la lezioncina, ma voglio che facciano funzionare le cervella;
  • Si richiede il ricorso alla capacità di ragionamento personale: durante le lezioni si chiede di evitare di prendere appunti, ma di seguire la discussione. Ovviamente tranne che per temi tecnici che necessitano una comprensione teorica;
  • Parallelismi con altre situazioni e settori professionali, ampia trattazione di tematiche geopolitiche e sociali a prescindere, per sviluppare una visione globale di fondo;
  • Approfondita trattazione di argomenti legati al paese/territorio di residenza o lavoro, per comprenderne chiaramente forze, debolezze, minacce ed opportunità, declinandole in chiave globalizzata. O glocalizzata, per meglio dire;
  • Presentazione della realtà in chiave diversificata e pluralista, sviluppo dell’accettazione delle necessità e peculiarità altrui;
  • La discussione è a due vie o tre vie, con frequenti interventi dei presenti, da parte del docente, verso il docente e tra i discenti, con frequentissime verifiche della comprensione del tema trattato;
  • Frequente ricorso a prove completamente pratiche, mutuate dalla vita quotidiana lavorativa, per verifica della comprensione dei temi e della capacità di sfruttamento in ambito professionale. Lavori sia di gruppo che individuali quasi quotidiani (es. costruitemi una griglia tariffaria);
  • Prove a casa di tipo pratico, soprattutto relative ad una maggior comprensione personale del tema trattato, propedeutiche al lavoro successivo in aula (es trovatemi 10 hotel 5* a piacimento su internet, analizzateli e domani utilizziamo alcune caratteristiche per costruire un parco servizi di un hotel);
  • Utilizzo di tutte le tecnologie e dei metodi attuali, soprattutto attraverso i mezzi abitualmente usati nella pratica quotidiana: lavoro in aula sul computer o smartphone, utilizzo social media, ecc;
  • Sviluppo delle creatività individuali, incentivazione delle peculiarità emergenti del singolo, premiazione meritocratica rispetto al lavoro dei singoli, incentivazione delle leadership emergenti. Suddivisione i ruoli e compiti a seconda delle capacità emerse;
  • Creazione di norme e procedure di stampo aziendale. Solo sulla base del non rispetto disciplinare delle stesse vengono presi provvedimenti negativi ma, nel caso, nel caso con forza ed ampia responsabilizzazione dei discenti coinvolti, sulla base dell’organizzazione delle HR in azienda.

Questo tipo di approccio forse non è neanche troppo innovativo, è abituale all’estero ma meno consueto da noi, tuttavia necessario per adeguare l’insegnamento alle necessità contemporanee, specie del mercato del lavoro. A mio parere non è di utilizzo esclusivo di master classe o simili, ma potrebbe funzionare anche in ambito universitario.

Comprendo che per la tradizione d’insegnamento italiana è un metodo molto criticabile (e criticato), ma ad oggi i risultati ottenuti, a seconda degli obiettivi preposti, confortano questa mia impostazione. Staremo a vedere, io vado avanti.

In conclusione, innovare e sviluppare dei percorsi moderni è possibile, deve cambiare come al solito la forma mentis, in primo luogo degli operatori. Lì soltanto potremo fare il salto di qualità.

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Pubblicato il: 23 Marzo 2015

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