I viaggi d’affari rappresentano anno dopo anno una componente molto importante nell’economia del turismo, per questo motivo è importante capire quando e come ci sarà la sua ripresa.
La pandemia di coronavirus ha colpito pesantemente l’intera industria turistica, andando a sconvolgere le dinamiche di mercato a cui gli albergatori erano abituati negli ultimi anni.
Anche il settore del Business Travel ha subito un crollo consistente nel numero di prenotazioni, andando a mettere in difficoltà tutti quegli hotel che fino all’arrivo del covid-19 avevano incentrato il loro business sui clienti aziendali.
A tal proposito, vi proponiamo i risultati di una ricerca condotta da Direct Travel, una delle più maggiori aziende di viaggi presente in Nord America. Protagonisti dell’intervista i clienti aziendali della società nordamericana, a cui è stato chiesto quali sono i loro piani in previsione di un ritorno a viaggiare.
Nonostante la posizione geografica lontana rispetto al nostro Paese, è comunque interessante valutare cosa succeda in una nazione (il Canada) che ha numeri di contagio e decessi simili a quelli dell’Italia: l’ultimo aggiornamento parla di 172 nuovi casi confermati e 4 decessi, dati del tutto paragonabili ai nostri.
Il 25% dei clienti aziendali torneranno a viaggiare nei prossimi 2-3 mesi
L’esito del sondaggio condotto da Direct Travel ha sancito che il 25% delle persone che viaggiano per affari tornerà a viaggiare in Nord America nei prossimi 2-3 mesi, quindi tra fine agosto e il mese di settembre (al più tardi inizio ottobre).
Percentuali definite incoraggianti dallo stesso Brian Robertson, numero uno di Direct Travel (divisione Canada), che nel commentare le statistiche del sondaggio ha dichiarato come i clienti si stiano concentrando in questo momento soprattutto sul recupero post-coronavirus.
I numeri riportati dalla ricerca condotta dall’azienda canadese possono apparire bassi nel breve periodo, ma devono anche essere collegati alle difficoltà economiche vissute da numerose aziende a livello globale, non soltanto dunque in Nord America.
Il 65% riprenderà a viaggiare per affari entro la fine dell’anno
Due terzi degli intervista ha invece dichiarato che riprenderà a viaggiare per affari entro la fine dell’anno. Rispetto alla precedente percentuale, è sicuramente un numero nettamente più elevato, considerato anche che tra settembre-ottobre e la fine del 2020 ci sono soltanto 60 giorni.
Anche per questo motivo il presidente della società di travel management Brian Robertson ha specificato come si tratti di un dato molto incoraggiante. Non è stato specificato se il 65% degli intervistati tornerà a viaggiare per lavoro all’interno dei confini del Nord America oppure si sposterà anche all’estero, come ad esempio negli Stati Uniti, in Cina o in Europa. A questo proposito, molto dipenderà non soltanto dall’andamento della pandemia, ma anche dalle conseguenze economiche sul medio-lungo termine per le aziende più colpite dal coronavirus.
Al momento, è ancora presto per cercare di fare qualsiasi considerazione: in Cina preoccupa il focolaio di Shanghai, in Europa i contagi sono tornati a salire in alcuni Paesi, e negli States continua a restare elevato il numero di nuovi casi confermati e decessi giornalieri.
Business Travel: priorità alla sicurezza
Anche chi viaggia per lavoro mette al primo posto la sicurezza in hotel. Una costante che viene confermata dal sondaggio di Direct Travel: un’altissima percentuale di persone ha affermato che vuole sentirsi a proprio agio nell’albergo in cui soggiornerà per lavoro un weekend o più giorni.
Gli albergatori che hanno una struttura ricettiva in cui la clientela maggiore è costituita da manager aziendali e altre figure simili dovranno cercare dunque di soddisfare in toto i requisiti di sicurezza richiesti dal protocollo anti-contagio.
L’uso delle mascherine nelle aree comuni e per i dipendenti stessi dell’hotel, il rispetto del distanziamento sociale, le pulizie delle camere e degli altri ambienti dell’albergo affidate a una società di outsourcing professionale, l’installazione di dispenser igienici dislocati nelle posizioni più strategiche, maggiore responsabilizzazione dei dipendenti sul tema della sicurezza: sono diverse le misure da mettere in pratica per offrire ai business traveler quel senso di sicurezza posizionato al primo posto per la ripresa dei viaggi.
L’importanza delle Travel Management Company crescerà ancora
Da una parte il coronavirus ha messo in ginocchio migliaia di strutture ricettive a livello internazionale, dall’altra però sembra aver avuto ricadute positive sulle Travel Management Company, le società che si occupano di gestire i viaggi d’affari. Ne è fermamente convinto Brian Robertson, secondo cui dopo l’emergenza covid-19 sempre più persone che viaggiano per lavoro si rivolgeranno alle aziende di travel management per definire nei minimi particolari ogni servizio legato al pernottamento in un determinato albergo.
Chi viaggia per affari ha sempre voluto che l’organizzazione del soggiorno fosse curata a livello maniacale dall’agenzia di gestione del viaggio, e le nuove problematiche legate alla pandemia non faranno altro che rimarcare il bisogno dei business traveler nei confronti delle Travel Management Company.
Business Travel post covid-19: le conclusioni
Dal sondaggio effettuato da Direct Travel sappiamo che le persone in viaggio per affari abbiano voglia di tornare a viaggiare. Il 65 per cento è intenzionato a riprendere a viaggiare per affari entro la fine dell’anno, compatibilmente con il quadro generale della pandemia.
Infatti, in caso di seconda ondata è assai probabile che la percentuale sia destinata a diminuire in maniera sensibile, come successo nel periodo più buio attraversato durante l’evoluzione del coronavirus da semplice epidemia a pandemia.
Bisognerà però farsi trovare pronti. In che modo? Adottando tutte quelle misure previste dai protocolli sanitari definiti dall’Inail e il Ministero della Salute, dopo il via libera da parte degli esperti che compongono il Comitato tecnico scientifico (Cts): sarà dunque fondamentale far rispettare l’osservanza del distanziamento interpersonale di almeno un metro, l’utilizzo di dispositivi protettitivi, una formazione dei dipendenti dell’hotel per responsabilizzarli e l’impiego di dispenser igienici in luoghi strategici.