La parity rate obbligatoria imposta dalle OTA ha costretto gli albergatori ad ingegnarsi per mantenere le vendite dal canale diretto, l’unico realmente conveniente e privo di commissioni. Una delle soluzioni attuate dalle strutture ricettive è quella dei rate widget, ovvero box per la comparazione dei prezzi tra OTA e booking engine dell’hotel, ma sembra che a Booking.com il loro utilizzo non vada giù.
Come riportato da svariati siti del settore, tra cui Tnooz, Booking.com ha avviato una battaglia legale contro i rate widget. Booking.com ha infatti inviato una lettera agli albergatori che hanno installato il widget Price Check di Triptease chiedendo di disabilitare entro una settimana tale funzionalità o quantomeno di rimuovere il brand e le tariffe di Booking.com.
Booking.com vs. Rate Widget
Il widget Price Check di Triptease, di cui vi abbiamo parlato in un nostro articolo, è posizionato sulla pagina di ricerca dei booking engine dell’hotel e mostra all’ospite un confronto tariffario di una camera presente sia sul sito ufficiale della struttura che sui principali portali di viaggi online.
L’obiettivo è quello di spingere il consumatore a prenotare direttamente nel caso in cui le tariffe siano in parità o più basse sul canale diretto. In base alle stime proposte da Triptease, l’implementazioni di questo widget ha permesso in alcuni casi di aumentare le prenotazioni dirette fino al 35%, ma stando alle dichiarazioni del portale di Priceline Triptease starebbe accedendo illecitamente ai suoi dati per mostrare le tariffe, a suo dire “spesso ingannevoli e inaccurate”, sul booking engine degli hotel.
Per tentare di arginare la diffusione dei suddetti widget Booking.com ha avviato una disputa legale verso Triptease e gli albergatori in violazione dei contratti firmati con la OTA di Priceline.
La risposta di Triptease
La risposta di Triptease non si è fatta attendere e Charlie Osmond, CEO dell’azienda inglese, ha dichiarato che la sua compagnia è nata per migliorare l’esperienza di navigazione e di prenotazione per gli utenti, tanto da avere un impatto incredibile per gli albergatori:
Questo dimostra quello che abbiamo sospettato per anni – molte persone preferiscono prenotare direttamente, comprendono che gli albergatori lo preferirebbero e quando dimostriamo che il prezzo diretto è in parità con le tariffe sulle OTA, molte persone preferiscono prenotare direttamente.
Osmond ne fa anche una questione di trasparenza e correttezza:
Quando è troppo è troppo. La trasparenza è un fattore positivo per la concorrenza, è buona per i consumatori e incredibilmente positiva per gli hotel.
Di cosa ha paura Booking.com?
Per comprendere la reale portata della vicenda, Tnooz è entrato in contatto con un’altra azienda tecnologica negli Stati Uniti coinvolta in una disputa simile. Booking.com avrebbe infatti minacciato uno dei suoi clienti più importanti di rimuoverlo dal portale nel caso non avesse rimosso il widget.
Stando alle dichiarazioni rilasciate a Tnooz da un dirigente, la preoccupazione principale del gruppo Priceline è che questi widget possano svelare discrepanze tra le tariffe utilizzate dalle OTA per vendere le camere degli hotel a prezzi inferiori rispetto ai prezzi indicati dalle strutture alle OTA:
In alcuni casi, le OTA vendevano a tariffe inferiori le camere degli hotel nonostante fossero stati firmati degli accordi.
La disputa fa nuovamente riemergere le delicate questioni legate alla parità tariffaria imposta dalle OTA agli hotel. Proprio la parità tariffaria è stata più volte tirata in ballo dagli albergatori e dalle associazioni di rappresentanza, tanto da essere stata abolita per legge in Francia con la legge Macron e, probabilmente a breve, anche in Italia con la votazione del dl concorrenza da parte del Parlamento.