Amoma chiude e dichiara bancarotta

Amoma ha dichiarato pochi giorni fa bancarotta, creando enormi problemi sia ai viaggiatori che avevano prenotato una camera tramite il loro sito sia agli albergatori.

Sono infatti migliaia le prenotazioni ora cancellate. Gli hotel si ritrovano adesso a fare i conti con pesanti perdite economiche, causate dall’annullamento delle prenotazioni. La conferma è arrivata dal portale di Amoma, il quale ha sottolineato – tramite una nota ufficiale – che i propri fornitori dovrebbero provvedere alla cancellazione di tutte le prenotazioni pervenute fino ad oggi.

Chi era Amoma

Amoma era un OTA. Aveva la propria sede presso la città di Ginevra, in Svizzera. Nel 2017 poteva vantare un fatturato di oltre 500 milioni di euro. L’ex agenzia di viaggi online nacque nell’anno 2013, quando riuscì a praticare una politica prezzi aggressiva sfruttando le cosiddette tariffe FIT, molte volte senza che l’hotel stesso ne fosse a conoscenza. La situazione iniziò a cambiare quando i motori di ricerca offrirono maggiore visibilità alle strategie pay per click, insostenibili per Amoma.

Cosa sono le tariffe FIT

Le tariffe FIT sono riservate ai tour operator e alle agenzie, le quali vengono acquistate dai portali come HotelBeds. In passato, quest’ultime hanno rappresentato per Amoma la chiave di successo, poiché i motori di ricerca riservavano un posto speciale nella SERP (Search Engine Results Page, pagina dei risultati del motore di ricerca) ai prezzi più bassi.

Amoma invisa agli hotel

Fin dalla sua nascita, Amoma è stata spesso invisa agli albergatori, a causa della politica perseguita mediante l’utilizzo delle tariffe FIT. Nel caso specifico, la OTA immetteva offerte private nel mercato pubblico. Le tariffe poi finivano sui metasearch, causando grandi problemi ai proprietari degli hotel e alla loro strategia di prezzo. Il fallimento di Amoma non significa però che gli albergatori possano rilassarsi.

Prenotazioni non riconosciute

Considerata la storia di Amoma, il cui business è durato sei anni (dalla nascita nel 2013 alla dichiarazione di bancarotta a fine 2019), molti albergatori esulteranno. Insieme a quest’ultimi anche diversi viaggiatori, soprattutto quelli che si sono visti rifiutare dall’hotel la prenotazione effettuata tramite il portale Amoma. Il motivo? Non era stata eseguita attraverso il canale previsto dall’albergo stesso.

Amoma accusa TripAdvisor di concorrenza sleale

La notizia del fallimento di Amoma ha destato più di una perplessità, in particolare quando nel comunicato lo staff della Online Travel Agency si è scagliato contro i metasearch TripAdvisor, Trivago e Kayak, accusandoli di concorrenza di mercato sleale. Secondo Amoma, portali come TripAdvisor sarebbero diventati oggi a tutti gli effetti agenzie media, che regalano maggiore visibilità alle strutture e ai siti che possono permettersi un budget maggiore da spendere per una strategia basata sui pay per click.

Il paradosso

La situazione paradossale è che oggi Amoma accusa i metasearch del turismo come Trivago, TripAdvisor e Kayak di concorrenza sleale, quando invece ha sempre basato il suo business sugli stessi metasearch, che prima regalavano uno spazio maggiore a chi riusciva a garantire il prezzo più basso (come effettivamente Amoma faceva). Dunque, l’accusa di Amoma nei confronti dei metasearch appare quantomeno un controsenso, se si considera la storia dell’OTA elvetica con sede a Ginevra oggi fallita.

La beffa

Un noto proverbio sottolinea come oltre il danno si possa nascondere anche la beffa. Proverbio confermato anche per gli ex clienti di Amoma, i quali una settimana prima della bancarotta avevano accolto in maniera positiva l’annuncio di una nuova promozione (uno sconto pari al 10% sulla prenotazione di un hotel di qualsiasi città presente nel motore interno di ricerca della Online Travel Agency svizzera). Dieci giorni più tardi l’amara verità, scoperta attraverso il comunicato pubblicato sul sito dell’azienda.

Utenti inferociti

A seguito del fallimento di Amoma, dopo la nota ufficiale comparsa sul portale della società elvetica, centinaia di utenti hanno commentato in modo duro il post promozionale della settimana precedente. Negli oltre 300 commenti che compaiono sotto il messaggio presente sulla pagina ufficiale Facebook, la parola utilizzata con maggiore frequenza è Refund (letteralmente rimborso). Diversi utenti hanno anche apostrofato Amoma come ‘scammers’ (truffatori) e ‘thieves’ (ladri).

L’eredità di Amoma

Nel settore alberghiero ci si interroga su chi ora raccoglierà la pesante eredità di Amoma, dopo che il principale attore protagonista dell’uso delle tariffe FIT a suo vantaggio (e a discapito degli hotel) ha dichiarato bancarotta. Oltre ad Amoma, infatti, ci sono altri portali pronti a prendere il suo posto, confidando in un esito migliore. A tal riguardo, non bisogna comunque dimenticare i guadagni fatturati da Amoma nei sei anni di attività.

I nuovi Amoma in rampa di lancio

I principali sospettati per raccogliere l’eredità di Amoma sono Nustay, Otel.com e ZenHotels.com. Nustay è una Online Travel Agency danese, con sede a Copenaghen. Otel.com (di proprietà della società MetGlobal) nasce nel 2004 e oggi ha uffici sparsi in Europa, negli Stati Uniti e nelle Filippine. ZenHotels.com rientra nell’Emerging Travel Group ed è attivo da diversi anni. Dispone anche di un’app dedicata per smartphone Android e device iOS (iPhone e iPad).

Gli errori da non ripetere per gli eredi dell’ex OTA Amoma

I candidati alla successione di Amoma sono chiamati a non ripetere gli stessi errori del loro illustre predecessore se non vogliono fare la sua stessa fine. In questi ultimi anni la politica dei metasearch (TripAdvisor, Trivago, Kayak, ecc.) è cambiata. Infatti non sono più i prezzi bassi a essere messi in evidenza dai metasearch, bensì le aziende che pagano di più per inserire i loro annunci nelle prime posizioni.

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Pubblicato il: 4 Ottobre 2019

Filed Under: News, OTA

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