L’impatto della sharing economy sul settore alberghiero è davanti agli occhi di tutti, ma con la progressiva crescita di Airbnb gli hotel potrebbero trovarsi costretti a ridurre le proprie tariffe.
Pur trattandosi di una prospettiva a medio-lungo termine, l’ipotesi emersa da un’analisi di Merrill Lynch è molto suggestiva. Come segnalato da alcuni analisti, entro la fine del 2016 gli appartamenti disponibili sulla piattaforma di Airbnb potrebbero rappresentare l’1.2% dell’intera offerta alberghiera, ma non finisce qui. Considerato l’altissimo tasso di crescita di Airbnb – dal 40% al 50% ogni anno – l’offerta di Airbnb potrebbe arrivare al 4.3% di quella alberghiera.
Con una quota di mercato in costante crescita, gli analisti credono che Airbnb possa riuscire a soddisfare la domanda complessiva dei clienti, con una conseguenza negativa per l’industria alberghiera. In base alle previsioni degli esperti infatti gli hotel si troverebbero in questo caso costretti a ridurre le tariffe per attirare nuovi ospiti.
Nonostante in molti ritengano che Airbnb non sia una minaccia, l’impatto di questa piattaforma è già stato riscontrato da alcuni hotel. Come già riportato nel nostro articolo “Airbnb: una minaccia che molti hotel ignorano” Airbnb sta crescendo in modo esponenziale, segnando un raddoppio degli alloggi di anno in anno da 4 anni a questa parte.
Nelle città dove questa piattaforma è già particolarmente radicata a livello territoriale, come ad esempio Austin in Texas, la sua crescita ha avuto un impatto negativo di oltre il 13% sui fatturati degli hotel.
Con un tasso di crescita così elevato, quindi, è plausibile pensare che nel prossimo futuro Airbnb possa diventare una vera e propria minaccia per il settore alberghiero.