Negli anni passati attraverso l’implementazione di offerte speciali nei siti Internet ufficiali si riusciva ad attivare un effetto di rimbalzo – effetto Billboard – dalle OTA verso il canale diretto. E’ accaduto poi che l’effetto Billboard sia stato visto dalle OTA come un invadente pericolo alla loro crescita di fatturato.Questo tipo di pratica non impediva alle OTA di raggiungere risultati comunque incredibilmente positivi, ma l’albergo riusciva comunque ad ottenere dal canale diretto dei risultati sicuramente migliori.
La nascita della rate parity
Spaventate, le OTA hanno quindi cominciato a costruire delle rigidissime policy sulla rate parity per fare in modo che non si attivasse questo effetto, che per loro era un’evidente limitazione alla crescita di fatturato; un ostacolo alla possibilità di intermediare completamente le vendite dell’hotel. I cambi contrattuali proposti agli albergatori e in larga parte accettati sulla parità tariffaria – spingendo proprio gli albergatori ad accettare attraverso la paura di possibili conseguenze nel caso in cui tali clausole non fossero rispettate – hanno portato a un accordo tra le maggiori OTA e antitrust che certificava l’obbligatorietà della rate parity tra OTA e sito Internet ufficiale. Tuttavia nello stesso accordo veniva messo in evidenza come la rate parity tra le OTA non fosse né richiesta, né necessaria.
Questo vincolo era quindi obbligatorio esclusivamente verso il canale ufficiale dell’hotel. E’ possibile allora parlare effettivamente di una reale parità tariffaria? A noi sembra di no. La rate parity era obbligatoria solo sul canale diretto, ma essendo in disparity sugli altri canali non si poteva parlare di una vera e propria regola di mercato uniforme. Tale accordo è stato accettato in molti Paesi europei, ma in Francia con la legge Macron (e in Germania con l’Antitrust) si è deciso di varare una legge per tutelare gli albergatori dai vincoli della rate parity. La legge è stata accolta all’unanimità dall’albergatoria francese come una grandissima vittoria della libertà di mercato. Dopo il successo della Francia e l’interessamento a tutela degli albergatori da parte di Federalberghi, anche in Italia si è deciso di seguire un percorso simile con il dl concorrenza.
In seguito alla notizia le maggiori OTA hanno provato a “intimidire” gli albergatori parlando di una riduzione degli investimenti in Italia, spaventando l’imprenditoria italiana sul fatto che ad entrate minori il canale di distribuzione “OTA” avrebbe investito proporzionalmente meno sul paese.
Ma allora quali sono i reali vantaggi e gli svantaggi dell’abolizione della rate parity?
I vantaggi dell’abolizione
- Libertà di proporre una tariffa differente in base al canale e alle commissioni;
- Possibilità di ottenere un nuovo, salutare e mai invadente (per le OTA) effetto Billboard;
- Maggiori vantaggi per gli utenti finali che finalmente potranno scegliere la soluzione più idonea alle loro necessità (fidelizzazioni, migliore tariffa o entrambe?).
- La possibilità per gli albergatori di distribuire le tariffe in base alla convenienza delle commissioni (meno commissioni, prezzo più vantaggiosi).
Gli svantaggi dell’abolizione
- A dire delle OTA investirebbero meno nei paesi che aboliscono la rate parity;
- Una confusione tariffaria verso il cliente che potrebbe infastidire, almeno inizialmente.
Personalmente ci sentiamo di contrastare questo tipo di affermazioni soprattutto considerando che le OTA rivendono un prodotto già richiesto. Non sono loro a stimolare la richiesta, ma il prodotto stesso. Crediamo fermamente, inoltre, che il prodotto “Italia” sia uno dei più desiderati al mondo dal punto di vista turistico, non per le OTA ma per le meraviglie artistiche, culturali, enogastronomiche e paesaggistiche che il nostro Paese offre.
La parola agli esperti
Per comprendere meglio il pensiero degli esperti sull’abolizione della rate parity abbiamo deciso di chiederlo a Guglielmo del Fattore e Daniele Frontoni.
Guglielmo del Fattore, CEO di NeaXenia Lab
Io trovo che qualsiasi iniziativa che vada a favore del libero mercato sia positiva. Mi spaventano? Mi preoccupano relativamente perché alla fine chi deciderà sarà il mercato. Francamente non credo che la gente non avrà più voglia di Italia. Il cliente non decide la meta in base a quello che propone la OTA. Avrà una serie di idee in testa, che poi andrà a sviluppare. Tendenzialmente se uno decide di andare in Francia o in Italia vorrà andare in Francia o in Italia. Magari le OTA potranno avere interesse a spingere destinazioni alternative, ma starà sempre al cliente finale decidere. Credo che le OTA sicuramente faranno in modo di attrarre i loro clienti verso quei prodotti che riterranno più remunerativi. Utilizzeranno tutte le tattiche e strategie in tal senso, ma l’offerta italiana è così forte che difficilmente ne potranno fare a meno. Sicuramente per tutti gli operatori del turismo italiano l’abolizione della rate parity deve essere uno stimolo necessario a lavorare meglio perché il mercato sarà sempre più competitivo e quindi tutti gli operatori in generale dovranno essere spinti a offrire una qualità migliore sia del servizio che dei prodotti turistici.
Daniele Frontoni, Presidente Giovani Albergatori Roma (GAR), albergatore e esperto di comunicazione
L’abolizione della rate parity è una cosa giusta, dev’essere dell’albergatore a decidere di metterla in pratica o meno a seconda delle strategie commerciali che decide di utilizzare. In determinati periodi dell’anno potrebbe convenire la rate parity. Non mi spaventano le intimidazioni, perché le OTA non decretano il successo turistico di una città come Roma o dell’Italia. Loro, anzi, si avvantaggiano di questo interesse, perché la gente vuole venire a Roma e loro da intermediari ci guadagnano sopra. Ogni campagna promozionale fatta da loro, tra l’altro, non viene pagata dalle OTA ma con un contributo economico richiesto agli albergatori. L’abolizione della rate parity non può che far bene all’italia. Le persone vorranno comunque venire in Italia a prescindere da Booking, e potranno risparmiare prenotando direttamente. Anche il Paese stesso si avvantaggerà aumentando il gettito fiscale. Per le conseguenze basta vedere in Francia e Germania. Non credo che quei paesi non siano più visitati dai turisti o abbiano risentito di una cosa del genere. E’ semplicemente una libertà. Se io ti do la rate parity devo essere libero di sceglierlo io.