In quello che può essere definito un vero e proprio colpo di scena il Parlamento ha abolito la rate parity con la votazione del dl concorrenza!
Pochi giorni fa il direttore generale di Federalberghi Alessandro Nucara aveva richiesto un intervento del Governo per abolire la rate parity come avvenuto in Francia con la legge Macron.
Nonostante Booking.com avesse replicato con alcune importanti dichiarazioni in un articolo di Repubblica.it sembra che il Parlamento abbia ascoltato le richieste dell’associazione a rappresentanza degli albergatori per restituire una piena indipendenza tariffaria agli hotel, da anni obbligati a garantire alle OTA la parità tariffaria.
La notizia è stata condivisa su Twitter dall’account ufficiale di Federalberghi e da Federica Bonafaccia, Capo Servizio dell’associazione. Il dl concorrenza è passato con 434 voti favorevoli su 441.
Ecco di seguito il testo del dl:
L’emendamento, quindi, sancisce la “nullità delle clausole contrattuali che vietano alle imprese ricettive di offrire prezzi e condizioni migliori rispetto a quelli praticati da piattaforme di distribuzione online.” In sostanza gli hotel avranno la totale libertà di offrire sui propri siti ufficiali tariffe ed offerte migliori rispetto a quelle presenti sui portali, restituendo la libertà imprenditoriale da tempo reclamata dalla categoria alberghiera.
Queste le dichiarazioni del ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini pubblicate sul sito ufficiale del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo:
Ora che Francia e Italia hanno scelto la strada del divieto della clausola del parity rate anche i colossi globali dell’offerta alberghiera online non potranno che tenere conto della scelta di due paesi che insieme rappresentano il più grande mercato mondiale del turismo
La notizia è stata così commentata da Daniele Frontoni, Presidente Giovani Albergatori Roma (GAR) di Federalberghi:
Finalmente si è ristabilito il principio che è il mercato a scegliere e non le regole imposte unilateralmente.
Si tratta naturalmente del primo passo verso l’abolizione definitiva della rate parity. Bisognerà infatti aspettare l’approvazione del Senato per inserire tariffe più basse sul sito ufficiale.
Continuate a seguirci per essere aggiornati sugli sviluppi della vicenda.